Il punto 5° della lettera di Monti alla Ue (firmata insieme con altri 11 paesi dentro e fuori l’euro) invoca l’apertura dell’Europa ai mercati globali: paesi del Sud-Est asiatico, Sud-America, India e altri. Siamo sicuri che l’economia italiana sia in grado di reggere alla loro concorrenza? Molte nostre imprese non si troverebbero schiacciate tra il basso costo del lavoro dei paesi emergenti, da un lato, e il nostro ritardo tecnologico dall’altro? La Germania, che pure con l’alta tecnologia compensa l’alto costo del lavoro, non ha firmato. Siamo sicuri di fare gli interessi dell’Italia in nome della teoria dei mercati globali aperti? Cerchiamo prima di colmare il nostro divario tecnologico con i paesi forti. Ricordiamo che le precedenti aperture alla globalizzazione hanno avvantaggiato alcune nostre imprese, ma ne hanno danneggiate altre e che la crisi dell’economia italiana è anteriore a quella finanziaria internazionale.
p.s. domani parleremo dei rischi di una nuova teoria sul debito
più apriamo ai mercati e più chiudiamo noi poi che si regolassero
occorre una seconda ricostruzione…