Un volume Ediz. Il Mulino afferma che se lavorassero 6 donne su 10 il Pil aumenterebbe del 7%. Qualche volta abbiamo letto che l’incremento delle nascite avrebbe un effetto qualitativamente analogo: se ne è parlato a proposito delle pensioni. L’occasione mi consente di ribadire una cosa ovvia: il reddito nazionale dipende dagli investimenti produttivi e non dall’aumento della domanda di lavoro. Anzi se essa cresce rispetto all’offerta aumenta la disoccupazione. Il ragionamento cambia se si ipotizza che un maggior numero di donne possano promuovere nuove attività produttive, ma occorre che il governo crei le condizioni: istruzione finalizzata a questo scopo, servizi all’infanzia, incentivi alle imprese rosa. La ricerca è firmata da tre donne, autorevoli studiose di economia e demografia. La recensione è pure firmata da una donna che fortunatamente parla di provocazione.
le donne sono discriminate dovunque in politica come sui posti di lavoro, è un fatto oggettivo
C’è pure il caso di un imprenditore che vuole manodopera femminile e se non la trova non pensa proprio ad aprire un impresa
Se quelle ricercatrici avessero inserito nel gruppo di lavoro anche uomini non sarebbero scivolate involontariamente nel “corporativismo di genere”. Capita a volte che le donne esagerino nella difesa dei loro sacrosanti diritti all’uguaglianza con gli uomini e sconfinino nell’affermazione di una loro presunta superiorità, come forse, stando a quanto scrivi, avrebbero fatto in quel libro.